

L’eccentrico e ricchissimo massone inlgese, che ha dedicato la sua intera esistenza nella ricerca degli oggetti bellici più disparati, diede vita a questo magnifico museo, dove tutto è esposto senza teche, ammirabile anche a un centimetro di distanza.
Il Museo, una vera chimera per gli appassionati, sorge sul colle fiorentino del Montughi e custodisce un’importante collezione di armi antiche e di costumi da tutto il mondo, tra le più ricche d’Europa, di notevole interesse anche per i caratteri dell’esposizione, esempio rarissimo di museografia ottocentesca.
la sua esistenza è dovuta a un uomo straordinario, Frederick Stibbert, figlio di un facoltoso ufficiale britannico e di una donna toscana, nato a Firenze ed educato in Inghilterra.
Ciò che colpisce subito di questo museo è la sua scenografia, perché proprio di scenografia si tratta: una splendida villa ottocentesca alla quale lavorò Giuseppe Poggi, l’architetto che cambiò il volto della città di Firenze con i suoi ‘Viali’ e il suo Risanamento. Era la dimora del gentleman Stibbert, che ci viveva con le sue sorelle, i parenti, la servitù, e un sacco di altra gente, una nutrita ‘corte’.
Ciò però non ostacolò la sua passione. Frederick cominciò col destinare una stanza alle sue armature, poi la sala adiacente, il corridoio, l’atrio e in breve tempo quasi tutto il piano terra era invaso da eserciti fantasma che nemmeno Pomi d’ottone e manici di scopa. Ma non crediate che il museo Stibbert sia tutto asce e mazze. Alla raccolta di armi e armature, con il tempo nel museo vennero esposti anche i costumi, la quadreria e gli oggetti di arte applicata, con l’intento di documentare tutti i settori in cui le modificazioni del gusto e lo sviluppo delle tecniche produttive fungevano da stimolo alla realizzazione di oggetti d’arte. La villa stessa è un’opera d’arte.
E poi il parco all’inglese. Monumenti, fontane e sculture si trovano nel parco che è visitabile gratuitamente. C’è pure un laghetto al cui centro spicca la riproduzione di un tempio egizio. Stibbert era un personaggio davvero particolare, e il suo lascito è un dono prezioso che tutti possono apprezzare.
Ora il Museo è gestito da una Fondazione istituita per volontà testamentaria dello stesso collezionista. Gli obblighi della città erano di mantenere le collezioni nel luogo e negli ambienti pensati da Stibbert e di aprire il Museo al pubblico, per incrementare la conoscenza degli studiosi e l’educazione dei giovani.